Mare d’inverno.

 

 

Su una spiaggia mi trovo a rincorrere, capello dopo capello, i tenui giorni della mia giovinezza oramai perduti, come il mio capo spoglio tende a riflettere.

Spiaggia e vita si tingono dei freddi colori dell'inverno ed ogni mio respiro sembra impregnarsi del senso di afflizione che producono.

Ho fatto arido deserto intorno a me di persone e cose, quando la loro indifferenza è come la sabbia al mio passaggio,... non lascia più impronta.

Quel grosso ramo incavato, carico di ogni sorta di putrido intreccio, ha raggiunto il punto in cui il mare, assalto dopo assalto, non lo potrà più percuotere e, seminfossato nella propria arena, sembra beffeggiarsi del cereo aspetto del mio volto, mentre gli invidio quel senso di pace a cui è giunto. Solo il vento, che si insinua tra il suo stridente seccume, lo tormenta, ma è pure l'unica voce di una sorte poco clemente..., ad saperne dare testimonianza.

La sabbia fredda, sotto i miei piedi, non concede una tiepida carezza, i flutti di spuma che li invadono, nel loro ritmico serpeggio, lasciano solo il ricordo di un calore perduto nel tocco delicato di una donna, ad interrompere l'umido corso di una lacrima fuggente.

Cammino tra le file ordinate degli sdraio e gli ombrelloni chiusi, dove sembra ancora di avvertire gli effluvi estivi di un  recente passato di nudità, ed il bollore dell'aria che friggeva sopra i cappellini colorati dei bimbi festanti. Malinconicamente, ora penso a tanto silenzio, mentre le mie orecchie si riempiono del  fragore sottile di un mare insolitamente fiacco.

Un ombrellone, in affannoso equilibrio, ha ancora la forza di tendere le proprie tele al giorno che volge al termine, dove non è apparso che un raggio di sole, ma dove più nessuno viene a beneficiare della sua ombra, oramai ridotta a flebili brandelli.

Tra questi fantasmi io ti cerco...;  l'inquietudine mi assale, ma la ricaccio, immaginando i tuoi occhi d'amore fissarmi, la tua mano scendere ad accarezzare le asperità del mio mento, le tue labbra dischiudersi elargendo parole da saper cullare solitudini mai represse; ... ma non sento che la pelle contrarsi, non odo che le roche grida di un gabbiano lontano, e non vedo che un vecchio tenersi compagnia con monologhi senza senso, ora abbassando lo sguardo, ora volgendolo distrattamente verso il mare, dal colore del piombo. Poco più indietro, il suo cane rimprovera, da dei cocci di bottiglia, quell'assurdo suo senso di appagato sentimento, con dimesso lamento.

Il bagnasciuga levigato cela e rivela, in un alterno d'acqua e spuma, ogni sorta di conchiglia, come i ricordi dei lungomare al tramonto color cremisi, in cui Tu, splendida fior di ginestra, mi sorridevi stringendoti alla mia vita, con i sandali in mano e i capelli sciolti nella brezza.

Lo strazio delle mille impronte sulla sabbia non raggiunta dal mare, allontana da me la dolce armonia respirata, come aria di salsedine, un istante prima, ed improvvisamente solo, mi ritrovo a scandagliare ogni angolo della mente, nel  limo del tempo trascorso, per potermi riappropriare delle forti sensazioni lasciate dai tuoi avidi baci sapor di vaniglia.

Come preghiere di un rosario, scorrono tra le mani i fotogrammi della mia vita, e mi domando se tanti momenti di letizia, rimarranno solo mesti ricordi, o se la passione istillata dalla donna che volgerà lo sguardo su questo relitto, saprà scardinare le umide stanze del mio cuore, facendovi entrare un raggio di sole.

 

                                                                                                                          Fanelli Vittorio.